Capodanno a Roma, grande festa del Comune ma poco rispetto per gli artisti in strada

Lettera aperta di FNAS alla Municipalità capitolina

29-12-2016

Qualche giorno fa sul sito del Comune di Roma è uscito questo comunicato (https://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/capodanno_comepartecipare.pdf):

"Festa di Roma “Roma Capitale, in occasione di questa bellissima festa, invita tutti coloro che siano appassionati di musica, canto e teatro, a voler condividere il proprio talento ed esibirsi negli spazi appositamente allestiti sul Lungotevere, nel tratto compreso tra ponte Garibaldi e Castel Sant’Angelo. Le proposte di intervento (con l’indicazione dei recapiti) vanno inviate via email entro le 12.00 del 28 Dicembre 2017 all’indirizzo staffdir.cultura@comune.roma.it allegando una breve presentazione, la descrizione della performance proposta e la sua durata. Si specifica che, durante le esibizioni, non potranno essere veicolati messaggi pubblicitari o politici, né potranno essere svolte attività di commercializzazione di prodotti di consumo. La partecipazione è a titolo gratuito, ogni onere della performance sarà a carico del partecipante, durante le performance non sarà possibile raccogliere offerte. Sulla base delle proposte ricevute e degli spazi disponibili, l'amministrazione si riserverà di accogliere le richieste nei limiti di compatibilità tecnico-organizzativi”. Dopo aver valutato con gli iscritti il da farsi, anche in seguito a quanto la Municipalità ha fatto per correggere il tiro rivendicando la presenza di un errore nella comunicazione per poi concedere ai partecipanti di fare cappello, abbiamo deciso di scrivere e inviare ai giornali un lettera aperta. Eccola. 

 Lettera Aperta

Sono ormai parecchi mesi che gli artisti di strada romani, riuniti in un comitato di cui anche la FNAS – Federazione Nazionale delle Arti in Strada fa parte, sollecitano questa
amministrazione affinché si superi l'attuale regolamento romano sull'arte di strada, la cosiddetta delibera Gasperini, che vieta, impedisce, vessa e sanziona l'arte di strada nelle piazze e nelle vie di Roma. Gli artisti di strada sono continuamente alla mercé delle interpretazioni di una delibera inapplicabile. Il comitato ha fatto incontri, presentato proposte, richiesto interventi. Si è anche avuto ascolto. Ma nulla di concreto ad oggi è stato fatto. Sarebbe bastata un'ordinanza per trasformare questo periodo in una festa. Così come avviene, proprio in questi giorni a Palermo. E il comitato, a suo tempo, l'ha richiesta, senza avere però alcun riscontro successivo.

Abbiamo pazientato e stiamo pazientando credendo nel lavoro di molti onesti nuovi consiglieri che dicono di appoggiarci e di comprendere le nostre ragioni. Finora l'apertura di credito nostra è stata totale e collaborativa. Abbiamo creduto al fatto che ci fosse un riconoscimento di ciò che è il valore sociale e culturale dell'arte di strada. Ma quanto sopra scritto è una gravissima mancanza di rispetto che lede la dignità di ogni artista. Non se ne riconosce il diritto costituzionale all'espressione libera, e non la si riconosce neppure al pubblico. Perché l'offerta libera altro non è che la libera espressione del pubblico di riconoscere all'artista in forma di contributo il proprio gradimento. E questa rinuncia in cambio di che? In cambio di nulla. E per avere questo nulla l'artista deve pure passare una selezione. E poi, tra le righe del messaggio, c'è qualcosa di veramente grave, E' scritto che attraverso la performance l'artista non deve veicolare nessun messaggio politico. Questo, oltre che essere forse una delle forme peggiori della negazione delle libertà personali, è anche l'antitesi di ciò che l'arte di strada è per vocazione: un messaggio politico. L'arte di strada è fuori dal circuito della convenzionalità, del mercato, del clichè. E' arte. Può e deve parlare di tutto, deve aiutarci a pensare, a sognare, a vivere. Ma soprattutto è libertà di espressione del cittadino, artista e non. Non si può negare.

Può darsi che gli autori del comunicato di cui sopra non abbiano pensato a tutto questo. Ciò è ancora più grave. Significa che il lavoro culturale da fare è enorme e che i decisori politici devono affrontarlo per primi. Il nostro augurio è che con il prossimo anno tutto questo cambi e possa accadere il miracolo: un nuovo regolamento e un definitivo riconoscimento.  

 

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